23 luglio 2006

Quanto verde per ogni cittadino?

3 Comments:

At 03 agosto, 2006, Anonymous Anonimo said...

...sarà!!??
Ma a me sta storia dei metri quadri di verde a disposizione di ogni cittadino mi sa tanto di bufala!!!!!!
Mi ricorda tanto quella storiella di un pollo a testa, mentre c'è chi muore di fame!!!!
Io per esempio non mi ritrovo i miei 9 metri quadri della tabella!!!!
Dove sono finiti?
Chi se l'è presi????

 
At 03 agosto, 2006, Anonymous Anonimo said...

Penultima tra le capitali europee. Peggio di Milano si piazza solo Napoli. A bocciare il capoluogo lombardo alla voce qualità dell’ambiente è una ricerca di Legambiente. Ottanta le voci messe a confronto, che consentono di scattare l’impietosa istantanea: dall’inquinamento atmosferico alle piste ciclabili, passando per il verde urbano, i depuratori, lo smaltimento dei rifiuti e gli impianti solari. C’è un’Europa dove ci si sposta in bicicletta per andare al lavoro e un’altra dove si pedala solo per svago. E c’è un’Europa dove ogni cittadino ha a disposizione, tutta per sé, una quantità di verde grande come un campo da tennis, un’altra dove si soffoca per lo smog e la lotta nelle vie congestionate dal traffico è quotidiana.

Lo studio «Ecosistema Urbano Europa» è la prima ricerca ambientale che mette a confronto 26 città di 13 paesi dell’Unione Europea su un così ampio spettro di parametri, con l’obiettivo di realizzare una classifica delle eco-performance dei centri urbani con popolazione superiore a mezzo milione di abitanti. Le bocciature sono più numerose delle promozioni. E tutte e tre le metropoli italiane prese in esame, oltre a Milano ci sono Roma e Napoli, drammaticamente scivolano in fondo alla classifica. Non basta avere performance eccellenti al capitolo trasporto pubblico per risalire la classifica: a Milano in media ogni cittadino viaggia in tram, bus o metrò almeno una volta al giorno, superando la media europea. Non basta neppure avere un ottimo rapporto linee su ferro/abitanti (26, 11 metri a testa), se, poi, sull’altro piatto della bilancia si mettono solo i 9 centimetri quadrati di aree pedonali (il peggior dato europeo) e un fazzoletto di 11 metri quadrati di verde per ogni cittadino.

La qualità dell’ambiente si misura anche sul teleriscaldamento e sugli impianti solari, inesistenti a Milano stando al rapporto di Legambiente, sui consumi dell’acqua e sui rifiuti prodotti. Ebbene, anche a queste voci i milanesi brillano per mancanza di cultura ambientale: per «consumo idrico» (359 litri al giorno) superano di due volte la media europea, che è ferma a 180 litri. Quanto a rifiuti, ne producono un chilo e mezzo a testa ogni giorno, 549 chili in media all’anno, un sesto in più della media europea. A riscattare la metropoli rimane ben poco: la raccolta differenziata (29% contro il 26% della media europea) e la depurazione delle acque (85% del totale contro una media europea del 92%). «I dati hanno sorpreso anche noi - commenta Alberto Fiorillo, portavoce di Legambiente -. Questo è il Paese dove sono state inventate le isole pedonali, ma siamo riusciti a farci bagnare il naso dalle città del Nord Europa. Mentre, per quanto riguarda la raccolta differenziata, eravamo convinti di essere rimasti indietro e, invece, abbiamo raggiunto livelli europei».

L’assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente del Comune, Edoardo Croci, è ottimista. «La situazione ambientale richiede interventi drastici - spiega -. Questi confronti tra città sono sempre utili. Ed è altrettanto chiaro che non si debbano inseguire interventi di emergenza ma strutturali». Ma, rispetto ai dati utilizzati dalla ricerca, precisa: «La depurazione delle acque è già arrivata al cento per cento. Milano ha, inoltre, un impianto solare e una prima esperienza di teleriscaldamento con l’impianto Silla 2. I nodi critici ci sono, ma siamo in progressivo miglioramento, abbiamo conoscenza, tecnologia e volontà di ottenere risultati».

di Paola D'Amico

 
At 03 agosto, 2006, Anonymous Anonimo said...

Il verde attuale a Milano è a macchia di leopardo, molto frammentato: la Giunta attuale sostiene che è passato da 7,6 mq/abit.degli anni '90 agli attuali 13,5 mq/abit, ma conteggia aiuole spartitraffico, parcheggi, verde cimiteriale, verde scolastico, aree sportive (palestre, piscine..). Attualmente, da dati in ns.possesso, i mq. per abitante sono circa 9, inferiore allo standard di legge regionale.
Occorre attuare invece una strategia che aumenti il verde, convertendo a verde le aree dismesse che ancora rimangono, quelle private vincolate dal PRG e le aree di proprietà del Comune o di enti pubblici. E non come avvenuto sinora con la realizzazione all’interno di aree dismesse di solo verde condominiale. Un esempio di verde riconquistato alla città e al quartiere è quello portato avanti in questi ultimi anni dai comitati per il parco Baravalle, oggetto di speculazione respinta.
Da est ad ovest del sud Milano e per non ripetere quanto accaduto nella parte nord densamente urbanizzata, si potrebbe realizzare un “green belt” , una cintura verde, mediante l’utilizzo delle aree verdi pubbliche, quelle vincolate dal PRG, e il pieno utilizzo delle aree agricole private mantenendo le attività agricole esistenti - all'interno del Parco Agricolo Sud - con collegamenti e percorsi ciclopedonali. Sulle aree non interessate dall’agricoltura andrà attuato un piano di riforestazione. L’estensione del Parco Agricolo Sud – unico esempio in Europa - è pari ad un quinto dell’area milanese e di fatto almeno sulla carta, già costituisce una fascia ambientale di cintura metropolitana.
Tutto ciò è indispensabile in quanto risorsa ambientale che abbatte gli inquinanti, valorizza e fa fruire un vasto patrimonio che la natura mette a disposizione.
E’ importante che si avviino progetti in questo senso perché già si sta assistendo ad un attacco portato avanti dalle immobiliari e dai potentati economici che vedono nel Parco Agricolo Sud e nelle poche aree verdi rimaste a Milano una risorsa da sfruttare con nuove colate di cemento.
Così leggiamo di progetti relativi al nuovo cimitero privato da realizzarsi vicino l’autostrada dei Fiori ed il Forum d’Assago, del nuovo termovalorizzatore di Rozzano, dell’abbattimento di cascine per far posto a nuova edilizia privata di lusso, alla nuova viabilità come la prevista Strada Parco da Buccinasco ad Assago, alla città della Scienza di via Ripamonti, tutti insediamenti previsti nel Parco Sud su aree in parte già agricole, che andranno ripensati dalla nuova amministrazione di concerto con la Provincia.
Riteniamo invece che l’agricoltura in città sia da mantenere, tutelare ed incentivare, bloccando le mire speculative e le disdette agli agricoltori in atto.
Nonostante la presenza di molti elementi di limitazione e di disturbo, è possibile affermare che il paesaggio delle aree del sud della città sono ancora oggi in grado di esprimere una risorsa ed una propria identità territoriale fatta di spazi costruiti, spazi aperti, ambiti agrari con caratteri propri e leggibili.

È indubbio che il Parco Agricolo sud Milano, penetrando in profondità negli spazi ancora liberi del sistema città, ha finora in parte condizionato ulteriori aggressioni incontrollate degli spazi liberi: i Piani di cintura urbana, attualmente allo studio del Comune di Milano, dei comuni dell’hinterland e della Provincia, nella porzione più interna e più delicata del territorio, devono avere l’obbiettivo di renderne stabili gli assetti paesistici e territoriali. Ciò è possibile tenendo conto di due elementi fondanti:
- la valorizzazione dell’identità complessiva del territorio, così come si è formata,
conservata e modificata nel corso della storia e così come è percepita (più o meno
coscientemente) dalla popolazione
- la ricerca e il potenziamento degli elementi di integrazione, paesistica e strutturale,
con i margini urbani e con gli spazi agrari di contesto.
L’utilizzo dei terreni agricoli dismessi devono quindi essere funzionali, secondo noi, solo per scopi di pubblica utilità, come ospedali, centri di ricerca, case popolari, case per studenti.ecc. Lo stesso dicasi per il patrimonio agricolo esistente all’interno del Parco Sud come le cascine, la riscoperta dei fontanili, rogge, canali, che devono avere un’attenzione particolare che li riporti al loro antico splendore ed utilizzo e dove possibile – nel caso delle cascine- ad un riutilizzo anche sociale.
La Rete inoltre propone il ripristino dei vecchi parametri che attribuivano ad ogni cittadino una percentuale di mq d’aree verdi, intese come produttrici di vita, punti d’aggregazione sociale e di servizio alla persona, e la messa a dimora di un albero x ogni nuovo nato.
Si propone inoltre l’aumento delle aree a verde destinate a diventare parchi urbani con la conservazione delle aree centrali, semicentrali e dei parchi periferici sottraendole alle spinte speculatrici che ne vogliono la trasformazione in aree edificabili, favorendo le aree verdi di prossimità e le aree verdi protette.
La conservazione delle aree a verde esistenti deve essere prioritaria rispetto al loro aumento in quanto le loro alberature sono in genere molto più vecchie rispetto a quelle che verrebbero piantate.
Esempi come quelli recentemente avvenuti dell’abbattimento del Bosco di Gioia- per far posto alla palazzo della Regione -e la disdetta dell’agricoltore della Cascina Campazzo all’interno del Parco Ticinello non devono più ripetersi. Per quest’ultima problematica il futuro sindaco deve impegnarsi ad espropriare la cascina acquisendola al patrimonio pubblico e rilanciare il progetto del Parco Ticinello, anche alla luce dell’ultima sentenza che dà torto a Ligresti per le aree da acquisire per il nuovo parco.
Deve essere inoltre impedita la costruzione di parcheggi interrati in aree già destinate a verde alberato trovando localizzazioni alternative o sostituendoli con parcheggi meccanizzati, più compatti, meno inquinanti e più sicuri in aree non alberate.
Va reso obbligatorio il monitoraggio dello stato vegetativo delle alberature esistenti e la loro cura preventiva.
Vanno controllati gli abbattimenti di alberi da parte dei privati nei loro terreni tramite la ricostituzione dell’Ufficio Verde Privato, esistente fino al 1999 e l’obbligo di avere il suo parere prima di eliminare una pianta.
Vanno favoriti i “tetti verdi” e la messa a dimora di alberi nella strade cittadine, secondo la legge di un nuovo albero per ogni nuovo nato.
Questo è quanto proponiamo e chiediamo al candidato sindaco di Milano.
Una serie di impegni precisi che vanno nella direzione di una città più vivibile, meno inquinata e a misura d’uomo, che rispetta le fasce più deboli, anziani e bambini.
Angelo Valdameri

 

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