28 luglio 2006

Il verde della speranza


L'ambiente urbano è ormai quello in cui vive la maggior parte della popolazione.
Dallo stato di salute di questo habitat dipende la qualità della vita, delle relazioni umane, dello sviluppo individuale e sociale.
Purtroppo lo status delle nostre città è sotto gli occhi di tutti. Non vogliamo qui entrare nel merito delle cause che hanno portato ad un tale degrado, ma siamo certi che se tante cose vengono trascurate non è solo per cattiva volontà di chi amministra “la cosa pubblica”, ma anche per una mancata presa di coscienza delle problematiche ambientali frutto, il più delle volte, di una carente informazione che induce il cittadino a minimizzare problemi che sono invece di estrema importanza.
Con il Blog ALBERINCITTA' non vogliamo certo dare una risposta al problema del verde nella sua complessità urbana, ma ci auguriamo, almeno questo, di riuscire a sensibilizzare tutti noi circa L'IMPORTANZA VITALE DEGLI ALBERI ovunque essi dimorino, ma soprattutto nelle nostre città malate d’inquinamento, di vandalismo, d’incuria e da qualche tempo a questa parte di potature selvagge e abbattimenti indiscriminati di alberi mai più sanati dalla messa a dimora di nuove piante!

27 luglio 2006

Salviamo gli alberi delle città


Nel mezzo del cammin di nostra via, mi ritrovai per una strada spoglia ché la diritta pianta era smarrita!

Senza andare a scomodare l'effetto serra, il buco dell’ozono o i processi di desertificazione della foresta amazzonica.
Senza neppur invocare la pur giusta quanto dovuta manutenzione e cura di ville, parchi e giardini pubblici, non fosse altro per i tributi versati dal contribuente allo Stato anche per l’adempimento di questo servizio, pur vero è che nei grandi centri urbani come Roma, Milano, Genova, Napoli, Catania, ecc, ecc, di piante se ne vedono ben poche e… quelle poche - sopravvissute a smog, cemento, potature e parcheggi selvaggi - sono mal ridotte e versano in uno stato di abbandono del tutto inqualificabile!!!
Non solo, ma alcuni di questi alberi secolari, come ad esempio i pini di Via P. Orlando ad Ostia, i platani di Viale Tiziano a Roma o i faggi di Via Pessano a Milano, solo per citare qualche esempio, sono stati abbattuti e mai più ripiantati!
Di loro resta soltanto un macabro ricordo lungo il marciapiede: monconi di tronco che sporgono dall’asfalto infuocato!

26 luglio 2006

Un clima migliore

Gli alberi, tramite la traspirazione e l'ombreggiatura, regolano il microclima. Nelle città popolate da alberi migliora il clima, viene favorito il ricambio dell'aria secca ed inquinata con aria fresca e umida.
Durante l'inverno riducono le correnti di aria fredda fra gli edifici limitandone il raffreddamento e durante l'estate ombreggiano e rinfrescano traspirando acqua e contribuendo così a regolare l'equilibrio idro-geologico.
L'asfalto, in assenza di riparo dato dall'ombreggiatura delle piante, si arroventa sotto il sole estivo e rilascia aria calda (effetto "calorifero", tutta l'aria circostante si scalda).
Si sono rilevate differenze fino a 5°C tra centri urbani e aree periferiche più ricche di vegetazione.
Negli appartamenti le cui mura esterne sono riparate dall' ombra degli alberi la temperatura è di 2-3° C inferiore a quelli le cui pareti esterne non hanno riparo
dal sole. Recenti studi hanno dimostrato che un incremento del 10% della superficie a verde comporterebbe in città come Roma e Milano, l' abbassamento di 2°C della temperatura dell'aria, con conseguenti risparmi energetici per il rinfrescamento (impianti di condizionamento) pari all' 8-11%.
Il verde, inoltre, esercita azione di schermo filtrando il rumore e le polveri sospese nell'aria: una fila di alberi alta venti metri (5 / 6 piani) protegge dalla polvere una fascia di 600 metri. E' stato dimostrato che un intelligente utilizzo della vegetazione combinata con strutture fono-assorbenti può ridurre il rumore di oltre il 50%.

24 luglio 2006

Equilibrio psico-fisico

Gli alberi ed il verde in genere, contribuiscono ad un miglioramento del nostro equilibrio psico-fisico.
Persone che osservano paesaggi urbani con grandi alberi presentano un battito cardia
co più lento, una minor pressione sanguigna ed una attività cerebrale più rilassata rispetto a chi osserva ambienti privi di vegetazione.
Persone convalescenti da interventi chirurgici hanno mostrato una più rapida capacità di ripresa in presenza di paesaggi vegetali.
Bambini che tendono a rimanere in casa per mancanza, in prossimità della propria abitazione, di spazi a verde protetti dalle insidie del traffico, sviluppano capacità motorie e di relazione sociale ad un livello inferiore rispetto ai coetanei che possono giocare liberamente all' aperto.
La maggir parte dei ragazzi italiani è ormai costretta a vivere al riparo delle mure domestiche o scolastiche per evitare i tanti rischi della città e ciò influsce negativamente sul coretto sviluppo della personalità.
La presenza di verde ben tenuto e facilmente raggiungibile vicino casa riduce la necessità di trasferimenti (e quindi di spese) per finalità di svago riducendo di conseguenza traffico e inquinamento. Il parchetto o il giardinetto vicino casa non va quindi sottovalutato, ma bisogna averne particolare cura.
La presenza di verde determina, inoltre, un aumento di valore degli immobili urbani. Anche solo la vista di verde dalla finestra contribuisce ad aumentare il valore di una abitazione. A tale proposito, dal 2000 il valore degli immobili viene calcolato secondo parametri diversi dagli attuali e nella determinazione del valore dell' immobile si tiene conto anche di una "valutazione ambientale".
Come dire... l'utile e il dilettevole!!!!

23 luglio 2006

Dov'è finita la Legge Rutelli?

LEGGE 29 GENNAIO 1992, nr. 113
G.U. n.40 del 18 febbraio 1992.

Per l'appunto.... la Legge Rutelli: "Obbligo per il Comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica".

I comuni devono provvedere a porre a dimora un albero nel territorio comunale, per ogni nato nel comune stesso, entro dodici mesi dalla registrazione anagrafica del nascituro.
L'Ufficio Anagrafico Comunale registra sul certificato di nascita, entro quindici mesi dall'iscrizione anagrafica, il luogo esatto dove tale albero è stato piantato.

Quanto verde per ogni cittadino?

21 luglio 2006

Contro l'inquinamento

Gli alberi sono i maggiori produttori di ossigeno e riducono l'inquinamento atmosferico. Sono proprio gli alberi infatti a trasformare l'anidride carbonica in ossigeno attraverso il processo della fotosintesi. Possono quindi ripulire l'atmosfera inquinata dai gas di scarico delle automobili, dalle emissioni delle industrie, dagli inquinanti di riscaldamento. Ecco alcuni esempi:
.Un faggio di 100 anni, assorbe nel corso di un'ora 2,5 Kg di CO2 contenuti in 4.800 mc di aria e libera 1,7 Kg di ossigeno nell'aria, coprendo i bisogni di ossigeno di 10 persone. Durante questo processo viene traspirata una notevole quantità di acqua migliorando così il microclima. La sua funzione è paragonabile al funzionamento ininterrotto di 5 condizionatori d'aria per 20 ore. Nel corso della sua vita questo albero "pulisce" un volume d'aria pari a quello di 80.000 case.
. Un solo albero assorbe quasi 10 Kg di anidride carbonica all'anno. Ogni automobile raddoppia invece la quantità di anidride carbonica in un volume d'aria di quasi 4.000 mtq ogni volta che brucia un solo litro di benzina.
. Un faggio alto 25 metri e con una chioma di 15 metri "mangia" ogni ora 2.350 gr. di anidride carbonica e produce 1.700 gr. di ossigeno.
. Una superficie arborea di 1.000 mtq produce in un anno circa una tonnellata di ossigeno.
. La morte di un albero di 70 anni comporta la restituzione di oltre tre tonnellate di carbonio nell'atmosfera.
. Piantando alberi in un milione di Kmq si toglierebbe dalla circolazione un miliardo di tonnellate di carbonio per trent'anni.

Appare quindi evidente che dobbiamo aver cura degli alberi, se non per amore verso il mondo vegetale, almeno per amore verso noi stessi dal momento che senza di essi non potremmo e non potremo vivere. Infatti senza ossigeno il genere umano ed animale non potrebbe più vivere. Per contro invece, gli alberi possono (potrebbero!) benissimo vivere senza di noi.

20 luglio 2006

La cura degli alberi

Gli alberi, in condizioni ambientali ottimali, vivono centinaia di anni.
Quando queste condizioni vengono meno (inquinamento atmosferico, errate potature, lavori che interessano la sede stradale e vanno ad intaccare le radici primarie, ecc.), gli alberi si ammalano e muoiono prematuramente.

Ognuno di noi può fare qualcosa per migliorare la qualità di vita degli alberi in città :
  • Nel parcheggiare, fare attenzione a non urtare i tronchi. Infatti la corteccia dell'albero ha la stessa funzione protettiva che ha la pelle per gli uomini. Le escoriazioni causate dalle auto o da urti di varia natura, sono delle ferite che permettono ai parassiti di penetrare all'interno dell'albero indebolendolo, nel tempo, fino a farlo ammalare e morire.
  • Lasciare 15-20 cm. tra il cofano dell'auto e il tronco: il tronco è vivo e "sente" il calore del motore.
  • Non cementificare l'area a terra alla base dell'albero. Il cemento non permette all'acqua di penetrare e non consente neppure alla terra di respirare, mettendo le radici in una situazione di sofferenza.

Non potare drasticamente. Ogni taglio è una ferita e più la circonferenza del ramo tagliato è grande, più la ferita stenta a rimarginare e più tempo è lasciato ai parassiti per penetrare all'interno del corpo della pianta. Molto meglio sarebbe potare più frequentemente ma meno drasticamente.

E' opportuno, inoltre, ricordare che la cura ordinaria del verde - che dovrebbe prevedere delle potature "intelligenti" - costa molto meno degli interventi straordinari che sono poi necessari quando la pianta, malata, deve essere abbattuta.

L'idiozia di urbanisti e comuni

L'immensa idiozia degli urbanisti e dei comuni degli anni 50 e 60. di Pietro Citati
Dopo più di un secolo, comprendiamo quale ampiezza di sguardo avessero gli urbanisti della fine del secolo scorso. Il loro ideale era lo spazio, la ragione, il progresso, la luce; e a questo ideale sacrificarono "le pieghe sinuose delle vecchie capitali", abbattendo tuguri e capolavori d'arte, chiese e palazzi, costruendo le grandi arterie che dovevano portare gli uomini nel radioso futuro. Ma in fondo all'anima, sapevano di aver commesso un delitto verso il passato.

Così, come a sanare le ferite che avevano inferto, introdussero nelle città la Natura, che fino allora ne era stata lontana. Costruirono vasti giardini nel cuore delle città, imitando gli architetti del Rinascimento e del Barocco. Aprirono viali, dove file ininterrotte di platani, di olmi e di ippocastani proteggevano d'ombra il passo dei viandanti. Sebbene prigioniera, protetta da mille cautele, la Natura viveva così nel cuore delle città moderne d'Europa. (...) Nessuno - nemmeno Proust - ha mai raccontato quale vita intensa e formicolante si svolgesse sotto la protezione materna dei platani e degli ippocastani.

Poi, circa quarant'anni fa, questa vita intensa finì violentemente. Non fu la guerra a ucciderla: ma l'immensa idiozia degli urbanisti e dei comuni degli anni 50 e 60, i peggiori che abbiamo mai conosciuto. L'Europa elevò un monumento alla divinità-automobile, coltivata in tutti i modi e in tutte le forme. Le automobili dovevano parcheggiare: ad ogni costo e in ogni luogo. Se avessero avuto appena un'ombra di immaginazione, gli urbanisti e i comuni avrebbero costruito parcheggi sotterranei. Fu scelta, invece, la strada più facile e dolorosa.

Tutti i viali di terra - dove tanti giochi si erano svolti, dove tanti viandanti avevano passeggiato - vennero ricoperti di asfalto. I bambini furono cacciati. Le automobili presero il loro posto. E gli alberi vennero circondati di bitume. Le foglie delle piante imprigionate ingiallirono, i rami arrestarono la loro crescita, i tronchi si irrigidirono: molti alberi morirono, sacrificati alle macchine. Oggi nuovi pericoli minacciano gli alberi: epidemie, davanti alle quali le antiche pestilenze che colpivano gli uomini sembrano quasi meno dolorose!

18 luglio 2006

Cuore di legno


Il mio vicino di casa è robusto.
E' un ippocastano di Corso Re Umberto.
Ha la mia età, ma non la dimostra.
Alberga passeri e merli, e non ha vergogna,
in aprile, di spingere gemme e fogle.
Fiori fragili a maggio,
a settembre ricci dalle spine innocue
con dentro lucide castagne tanniche.
E' un impostore, ma ingenuo: vuol farsi credere
emulo del suo bravo fratello di montagna
signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
Non vive bene. Gli calpestano le radici
i tram numero otto e diciannove,
ogni cinque minuti, ne rimane intronato.
E cresce storto, come se volesse andarsene.
Anno per anno succhia lenti veleni
dal sottosuolo saturo di metano
E' abbeverato d'orina di cani.
Le rughe del suo sughero sono intasate
dalla polvere settica dei viali.
Sotto la scorza pendono crisalidi
morte che non diverranno mai farfalle.
Eppure nel suo torbido cuore di legno
sente e gode il tornare delle stagioni.
( Primo Levi )